(Lorenzo Misuraca di Il Salvagente) – La carne bio potrebbe essere un nemico dell’antibiotico-resistenza. Secondo uno studio condotto da ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School, infatti, la carne certificata biologica ha meno probabilità di essere contaminata da batteri che possono ammalare le persone, inclusi organismi pericolosi e multiresistenti, rispetto alla carne prodotta convenzionalmente. Come riporta Science Daily, infatti, i risultati evidenziano il rischio per i consumatori di contrarre malattie di origine alimentare (i prodotti animali contaminati portano a decine di milioni di persone ammalate ogni anno negli Stati Uniti), e la prevalenza di organismi multiresistenti che, quando portano alla malattia, possono complicare il trattamento. Come la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha più volte sottolineato l’antibiotico resistenza è una delle più gravi minacce per la popolazione mondiale degli ultimi decenni, e l’Italia in Ue è il paese messo peggio.
Lo studio
I ricercatori statunitensi hanno scoperto che, rispetto alle carni lavorate convenzionalmente, le carni certificate biologiche avevano il 56% di probabilità in meno di essere contaminate da batteri multiresistenti. Lo studio si è basato su test a livello nazionale sulle carni dal 2012 al 2017 nell’ambito del National Antimicrobial Resistance Monitoring System (Narms) degli Stati Uniti. Affinché la carne sia certificata biologica dall’Usda, agli animali non possono mai essere somministrati antibiotici o ormoni e il mangime per animali e il foraggio come erba e fieno devono essere biologici al 100%. Una legislazione molto simile a quella europea, dove però il divieto agli antibiotici è limitato all’uso “preventivo”.
Un quarto di contaminazioni trovate
Per il loro studio, pubblicato il 12 maggio su Environmental Health Perspectives, il team di ricerca della Bloomberg School ha analizzato i dati della Food and Drug Administration-Narms degli Stati Uniti da petto di pollo, carne macinata, tacchino macinato e maiale campionati casualmente per qualsiasi contaminazione e contaminazione da organismi multiresistenti. L’analisi copre quattro tipi di batteri: Salmonella, Campylobacter, Enterococcus ed Escherichia coli. Lo studio ha coperto un totale di 39.348 campioni di carne, di cui 1.422 sono risultati contaminati da almeno un organismo multiresistente. Il tasso di contaminazione era del 4% nei campioni di carne prodotti convenzionalmente e poco meno dell’1% in quelli prodotti biologicamente.
Il ruolo pesante degli impianti “misti”
Lo studio ha rilevato che tra le carni convenzionali, quelle lavorate in strutture che gestivano esclusivamente carni convenzionali erano contaminate da batteri per un terzo delle volte, mentre quelle trattate in strutture che lavoravano sia carni convenzionali che biologiche erano contaminate per un quarto. La prevalenza di batteri multiresistenti era più o meno la stessa in queste due categorie di trasformatori di carne. “La necessaria disinfezione delle attrezzature tra i lotti di lavorazione di carni biologiche e convenzionali può spiegare i nostri risultati di una ridotta contaminazione batterica sui prodotti provenienti da strutture che processano entrambi i tipi di carne”, spiega l’autrice principale dello studio, Meghan Davis.