Uno studio pilota di Città del Bio, Università di Torino per la Convenzione delle Alpi con l’obiettivo di valorizzare la biodiversità e la qualità alimentare della montagna.
Il consumo dei prodotti biologici è in piena espansione a livello mondiale; secondo il rapporto FIBL & IFOAM, nel 2017, le vendite di prodotti biologici, bevande incluse, hanno raggiunto i 90 miliardi di dollari. I maggiori consumatori sono gli Stati Uniti, ma anche in Europa la domanda è in forte crescita. La parte del leone la fa la Germania seguita da Francia , Italia, Regno Unito e Svizzera e nell’insieme questi 5 paesi rappresentano i ¾ dei consumi europei.
Una ragione di questo incremento è data dalla maggior attenzione alla qualità di ciò che si mangia ed i prodotti biologici costituiscono una possibile risposta alla richiesta di un’alimentazione il più possibile sana, salutare e rispettosa dell’ambiente.
La montagna e le Terre Alte: un giacimento di biodivrsità alimentare.
E se c’è esigenza di avere maggiori quantità di prodotti biologici occorre guardare alla montagna ed in genere alle Terre Alte come possibile ambito di ulteriore espansione produttiva del biologico.
Il punto sulle produzioni agricole biologiche, sul peso che queste hanno in economie rurali più fragili, come quelle che caratterizzano le regioni alpine italiane e, soprattutto sulle potenzialità che potrebbero avere in termini di sviluppo locale dei territori è stato al centro di una ricerca realizzata con il contributo della Convenzione delle Alpi e del Ministero dell’Ambiente dall’Associazione Citt à del Bio, condotta dalla professoressa Simonetta Mazzarino dell’Università di Torino.
Lo studio dell’Università di Torino e Città del Bio
Il lavoro, partendo da alcuni dati relativi ai consumi di biologico in Italia ed in alcuni paesi facenti parte della Convenzione delle Alpi, focalizza l’attenzione sulle produzioni biologiche realizzate nelle aree alpine, individua indicatori utili per spiegare il maggior o minor successo dell’agricoltura biologica in contesti montani,
E presenta alcuni casi – studio relativi al Piemonte (Gal Mongioie in Provincia di Cuneo, alla Valle d’Aosta in Val d’Ayas, alla Provincia Autonoma di Trento (Biodistretti Val di Gresta e Vanoi) nei quali l’adozione dell’organic farming è declinata ed organizzata in modo diverso, in funzione del contesto socio – economico locale.
Quali i risultati? La ricerca evidenzia il crescente interesse dei produttori agricoli “organic farming” per distinguere e valorizzare le produzioni, la possibilità di utilizzare varie forme di turismo: sportivo, culturale, enogastronomico.
E questo per sostenere l’immagine dei prodotti locali, la necessità di riconoscere il valore economico dei servizi eco-sistemici garantiti attraverso la presenza di produzioni agricole ed il presidio economico del territorio. Non si parli di sussidi ma di pagamenti , perchè il mercato dei prodotti non è in grado di riconoscerli economicamente), la necessità di impianti di logistica e trasformazione che accentrino le produzioni.
In aree fragili, quali quelle montane, vanno garantite condizioni economiche e di vivibilità paragonabili a quelle delle aree urbanizzate e per il principio di reciprocità tra aree a monte e aree a valle andrebbero favoriti accordi territoriali per quanto riguarda le forniture alla ristorazione collettiva: scuole, ospedali, mense ecc., promossi spazi commerciali urbani dedicati ai prodotti delle vallate, ma anche ridotti gli oneri burocratici ed i costi per certificazione bio tenuto conto delle limitate quantità di prodotto.
Certamente lo sviluppo dell’agricoltura biologica passa anche attraverso la costituzione di “biodistretti” con una governance che veda partecipi sia gli enti territoriali sia i produttori in un processo volontario non burocratizzato, ma finalizzato a sostenere l’assistenza tecnica e la formazione per gli operatori agricoli, a promuovere iniziative di marketing e di commercializzazione.
La ricerca è un focus su una realtà finora poco studiata ma anche un’occasione per la “Convenzione delle Alpi”, che meritoriamente si impegna sui temi della montagna e per migliori condizioni di vita per chi ci vive, ad individuare nuovi e sfidanti filoni di lavoro.