(da Tiscali Foodculture) – Carlin Petrini contro Elena Cattaneo. Scienziati contro “stregoni” ed “esoteristi” dell’agricoltura. Una legge approvata al Senato che rinfocola la guerra fra sostenitori delle colture biodinamiche e chi invece difende la superiorità, dati alla mano, delle coltivazioni che non passano per le metodologie di quel tipo. L’approvazione, lo scorso 20 maggio, del disegno di legge che mette sullo stesso piano l’agricoltura biodinamica e biologica ha suscitato forti polemiche a dispetto della larga maggioranza con cui è passata a Palazzo Madama (195 voti a favore, 1 contrario e 1 astenuto). E ha visto il duro intervento della senatrice Elena Cattaneo contro l’assenza di scientificità nelle pratiche biodinamiche, da lei tacciate come equivalenti ad un misto di superstizione e stregoneria.
“Una truffa scientifica, come il metodo Stamina”
La senatrice Cattaneo ha definito le pratiche di agricoltura biodinamiche “una truffa scientifica”, equiparandole al falso miracolo della cura Stamina. E bollandole come “esoteriche e stregonesche”. Come FoodCulture ha già evidenziato in questo articolo, la biodinamica si origina dalle teorie di Steiner secondo il quale ci sono forze vitali e astrali che possono sprigionarsi da singoli “feticci” sepolti nella terra. Per esempio, quello citato nel duro intervento della Cattaneo a Palazzo Madama, il cornoletame: ovvero letame di bovino inserito nel corno di una vacca che abbia partorito almeno una volta, lasciato fermentare per tutto l’inverno e poi tirato fuori dalla terra e miscelato con acqua. Un rituale magico. La domanda è: può una legge già passata a larga maggioranza in Senato promuovere “tecniche” agricole lontanissime dalla scienza come quella citata? Secondo la senatrice Cattaneo no, il mondo della superstizione e dell’esoterismo non può essere messo sullo stesso piano di studi sulla chimica, sul tipo di terreno, sulle modalità di replicazioni di piante da cui si ottengono le materie prime della nostra alimentazione. Cioè quello che poi compriamo, mangiamo e beviamo. La pensano così anche una serie di scienziati che hanno pubblicato una lettera aperta all’attenzione dei senatori, in cui si legge: “Può il Paese di Galileo Galilei sostenere economicamente pratiche magiche, peraltro facenti capo a un marchio registrato estero? Laddove lo Stato ritenga opportuno sovvenzionare alcuni tipi di attività economiche, è condizione necessaria ancorché non sufficiente che queste attività vengono svolte secondo i principi di razionalità e di conformità alle evidenze scientifiche. Per questo chiediamo che il Parlamento non approvi il testo in esame”.
La presa di posizione di “Carlìn” Petrini
Totalmente a favore del bio in tutte le sue declinazioni, anche quelle ritenute totalmente ascientifiche del biodinamico, si è espresso Carlo “Carlìn” Petrini, fondatore di Slow Food e peso massimo del marketing e della divulgazione e promozione dell’enogastronomia a filiera cortissima. In un articolo a sua firma apparso sul quotidiano La Stampa, Petrini si schiera fin dal titolo “contro gli scienziati anti-bio per un’agricoltura amica della terra“. E prende posizione: “Conosco personalmente molti produttori italiani, europei e di altre parti del mondo che hanno fatto dell’agricoltura biodinamica il faro delle loro scelte produttive”. Da qui il contrattacco del fondatore di Slow Food: “Miei cari scienziati scettici, non si tratta di favorire gli agricoltori biologici o biodinamici perché ci stanno più simpatici. Bensì di disporre di un modello, anche normativo, alternativo a quello convenzionale”. Il disegno di legge che equipara biologico e biodinamico viaggia verso l’esame alla Camera, dove il voto può essere ribaltato. La polemica e la tensione restano alte, anche perché dentro c’è il nodo della certificazione della bontà di queste tecniche di coltura. Polemica che non ha mai abbandonato del tutto nemmeno il marchio Bio, ormai diventato categoria di marketing, e con diverse opacità nelle modalità di documentazione dei prodotti a ridotto carico chimico e realizzati senza uso estensivo di terra e pesticidi. Sono diverse le inchieste giornalistiche che hanno dimostrato inefficienze e ambiguità dell’agricoltura che tutti guardiamo come sinonimo di “più naturale e quindi più sano”. E alla fine tutto arriva nel nostro piatto e nel nostro bicchiere a tavola. E muove un business ricchissimo.