Roma (Lorenzo Misuraca) – Archiviata con un emendamento durante la votazione alla Camera la polemica sul biodinamico, con l’ok del Senato l’Italia ha finalmente una legge sul biologico. Il testo, che si attendeva da diversi anni, introduce alcune novità che mirano a rafforzare la produzione di un settore che nel 2020 ha raggiunto 7 miliardi di fatturato in Italia con un incremento del 142% in dieci anni”.
Il marchio “biologico italiano”
Tra le principali novità la definizione di produzione biologica quale “attività di interesse nazionale, con il riconoscimento di una funzione sociale e ambientale”. Nascono il Tavolo tecnico per la produzione biologica e il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana. Il tavolo tecnico ha il compito di delineare indirizzi e definire le priorità per il Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica; esprimere pareri sui provvedimenti di carattere nazionale ed europeo; proporre attività di promozione; nonché individuare strategie per favorire l’ingresso e la conversione delle aziende convenzionali al biologico.
Il piano d’azione nazionale e il Fondo con le tasse dai pesticidi
Spetterà a un Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici e un Piano nazionale delle sementi biologiche tracciare la linea d’indirizzo. Tra gli interventi del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici si prevede l’agevolazione della conversione al biologico, con particolare riferimento alle piccole imprese agricole; sostenere la costituzione di forme associative e contrattuali per rafforzare la filiera del biologico; incentivare il biologico attraverso iniziative di informazione ed educazione al consumo; monitorare l’andamento del settore; favorire l’insediamento di nuove aziende biologiche nelle aree rurali montane; migliorare il sistema di controllo e di certificazione; prevedere il consumo di prodotti biologici nelle mense pubbliche e in quelle private in regime di convenzione; incentivare la ricerca. Il Fondo per lo sviluppo della produzione biologica viene istituito con contributo annuale, nella misura del 2 per cento del fatturato dell’anno precedente, dalle imprese titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio di pesticidi considerati nocivi per l’ambiente, anche quello acquatico. Arrivano anche sanzioni per chi non pagherà il contributo.
Rimane divieto Ogm
È vietato l’uso di organismi geneticamente modificati nella produzione biologica nonché il ricorso ai termini “biologico” o “bio” per i prodotti accidentalmente contaminati da organismi geneticamente modificati.
Il bio diventa di interesse nazionale
In generale, la produzione biologica viene definita attività di interesse nazionale con funzione sociale e ambientale. L’Autorità nazionale in materia è il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, chiamato a svolgere attività di indirizzo e di coordinamento a livello nazionale per l’attuazione della normativa europea. A livello territoriale spetta alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, il ruolo per svolgere le attività tecnico-scientifiche e amministrative di settore.
Risorse all’università e al Cnr
Viene prevista la promozione di specifici percorsi formativi nelle università pubbliche, la destinazione di quota parte delle risorse dell’attività del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) alla ricerca in campo biologico, la previsione di specifiche azioni di ricerca nel piano triennale del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) nonché la destinazione del 30 per cento delle risorse del Fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica alla ricerca nel settore.
I distretti bio
La legge s’impegna a promuovere la formazione professionale nel settore e consente la creazione di distretti biologici, nei quali sia significativa la produzione con metodo biologico (tra le possibilità la creazione di forme di certificazione di gruppo, organizzazioni interprofessionali, organizzazioni di produttori biologici).