Il biologico nel nuovo Piano strategico nazionale nel quadro della nuova Pac tra ecoschemi e Psr regionali
(da Myfruit) – “L’obiettivo ambizioso che ci siamo dati è puntare ad almeno il 25% di superficie agricola bio nella Ue, una Pac più verde con un quarto del bilancio dedicato agli aiuti diretti dedicato agli ecoschemi.”, lo ha ricordato Paolo De Castro europarlamentare e coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo in occasione dell’evento di Sana BolognaFiere curato da Nomisma “Aspettando Rivoluzione Bio. Il Biologico nel nuovo Piano strategico nazionale della nuova Pac fra ecoschemi e Psr regionali. Per la transizione ecologica dell’agricoltura italiana”, appuntamento in preparazione alle giornate di Rivoluzione Bio 2021 a Sana (9-12 settembre 2021).
La tavola rotonda “Aspettando Rivoluzione Bio”
“Aspettando Rivoluzione Bio” ha inteso definire il ruolo e posizionamento degli interventi di sostegno all’agricoltura biologica nel periodo di programmazione 2023-2027.
Nel corso del suo intervento introduttivo l’onorevole Paolo De Castro ha evidenziato come: “Dopo tre anni di faticoso negoziato, il consiglio Ue ha trovato un importante accordo, con il favore di tutti i ministri dell’Agricoltura degli Stati Membri: piena conferma delle direttrici della strategia Farm to Fork presentata dalla Commissione, una agricoltura più sostenibile, più attenta alle risorse naturali, con meno chimica.” Ecco quindi – come già ricordato “l’obiettivo ambizioso di puntare ad almeno il 25% di superficie agricola bio nella Ue, una Pac più verde con un quarto del bilancio dedicato agli aiuti diretti dedicato agli ecoschemi. Ora il ruolo degli Stati Membri è cruciale”.
Per De Castro: “Il biologico è uno dei punti di forza su cui l’Europa sta puntando. L’Italia è leader a livello mondiale e l’obiettivo del 25% delle superfici è una ambizione possibile, essendo oggi già vicini ad una incidenza del 16%. Il Piano Strategico di Azione deve approfittare della vocazione biologica italiana per fare sempre più bio in Italia e limitare le importazioni di bio non comunitarie”.
“Dalle analisi svolte da Ismea-Rrn il target posto dalla Strategia Farm to Fork di almeno il 25% della Sau nel 2030 è un traguardo sfidante ma raggiungibile nella definizione del Piano strategico della nuova Pac adottando il giusto mix fra interventi del I e del II pilastro e il giusto livello di appetibilità finanziaria dei pagamenti di eventuali Ecoschemi biologici – ha affermato Camillo Zaccarini Bonelli, direzione strumenti per la Gestione del rischio Ismea – È inoltre importante rimarcare che tale obiettivo di incremento del biologico può rappresentare il traino principale non solo per accompagnare l’aumento della domanda e lo sviluppo economico del settore ma anche il raggiungimento di altri importanti obiettivi ambientali assegnati dal Green Deal, come ad esempio la riduzione dei fertilizzanti di sintesi del 20% o la riduzione dei prodotti fitosanitari molto tossici del 50% nel 2030.”
FederBio e Aiab
“In vista di Rivoluzione Bio 2021 l’evento ha rappresentato un momento di confronto importante anche per spingere l’avvio del lavoro del tavolo di partenariato da parte del ministero che è in grande ritardo rispetto alle scadenze che ci aspettano per la stesura del Piano strategico nazionale (Psn ) – ha evidenziato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio – Nonostante i limiti della riforma approvata, gli ecoschemi rappresentano una concreta possibilità di sviluppo dell’agroecologia e il biologico può dare un contributo importante sia sul fronte ambientale, sia su quello economico. Per questo dobbiamo porci obiettivi ambiziosi per mantenere la leadership del settore in ambito europeo. FederBio insieme ad Aiab, con il contributo scientifico del Prof. Frascarelli, ha ritenuto necessario avanzare una proposta coerente con il lavoro portato avanti fino ad oggi nell’ambito della coalizione #CambiamoAgricoltura, ma che al tempo stesso tenesse conto dell’accordo finale sulla Pac”.
“La proposta che abbiamo avanzato prevede d’inserire il sostegno agli agricoltori per il mantenimento del bio nelle misure ambientali dello sviluppo rurale e, per quanto riguarda gli ecoschemi, puntare sul principio dell’accessibilità a tutti gli agricoltori inserendo la conversione al bio. Importante, inoltre, prevedere il riconoscimento dei costi di certificazione per contribuire ad affermare il principio che produrre beni pubblici, come ambiente e salute, non può determinare costi maggiori per le imprese che poi ricadano sul consumatore. L’obiettivo è aprire un confronto con gli altri attori del settore, con le Regioni e il ministero affinché il biologico, come punta più avanzata dell’agroecologia, possa offrire soluzioni innovative anche per il resto dell’agricoltura e raggiungere gli obiettivi della “Farm to Fork” di riduzione del 20% dei fertilizzanti chimici e del 50% dei pesticidi di sintesi chimica. È importante, infine, che il Psn sia supportato dall’approvazione della Legge sul biologico e dal Piano d’azione che definisce degli interventi decisivi per la crescita del settore e per la diffusione di Distretti biologici e filiere di made in Italy bio che rappresentano un’opportunità per il nostro Paese e per gli agricoltori”.