di Maria Pia Terrosi – È ormai evidente che il futuro dell’agricoltura è nel biologico. Non solo in quanto modello capace di contenere e mitigare gli impatti ambientali e climatici. Ma anche in quanto in grado di accogliere al meglio le tecnologie innovative che garantiranno un’agricoltura sostenibile, cibo sano e salvaguardia dell’ambiente.
L’esempio di quanto il binomio “biologico/innovazione” sia vincente è chiaro nel progetto Smart Future Organic Farm. Obiettivo: arrivare a un’agricoltura sostenibile e a zero emissioni di CO2, utilizzando metodi innovativi – monitorabili, misurabili e certificabili – che proteggono la fertilità dei suoli, la qualità dell’acqua e dell’aria, la biodiversità.
Chi partecipa al progetto
Il progetto coinvolge gli agricoltori e le aziende che ospiteranno i dispositivi sperimentali e ne permetteranno la messa a punto. Partecipano: Exprivia spa; la cooperativa La pineta; l’azienda Vincenzo Capobianco & figli s.r.l; Cia Agricoltori Italiani – Associazione regionale Puglia; il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente; l’azienda agricola Creanza Società semplice agricola; la Lega regionale delle cooperative e mutue di Puglia (Legacoop Puglia).
Come funziona
Smart Future Organic Farm partirà dall’analisi dei risultati dalla ricerca condotta dal Crea per trovare informazioni e soluzioni innovative in grado di sostenere al meglio le scelte delle aziende. A supporto delle aziende anche un’app (Cwfp – Carbon e Water FootPrint) in grado di calcolare l’impronta idrica e di carbonio della granella di frumento duro. In questo modo si potrà monitorare il consumo diretto e indiretto di C02 e di acqua qualificando ulteriormente, anche dal punto di vista commerciale, le aziende bio.
“Grazie ai nostri dispositivi montati sui trattori – ha precisato Vincenzo Capobianco dell’azienda Capobianco – riusciremo a monitorare da remoto il consumo di gasolio nelle varie lavorazioni agricole in maniera precisa stimando l’impatto emissivo di ogni operazione. Inoltre potremo anche applicare sensori che consentono agli agricoltori di ottimizzare il consumo di concimi o di sementi. L’obiettivo è rendere il modello dell’agricoltura più sostenibile. Non solo in termini ambientali ma anche economici, evitando gli sprechi”.
Perché la Puglia
Al centro del progetto la cerealicoltura. Coinvolte due aree della Puglia – Capitanata e Alta Murgia – prevalentemente coltivate a cereali. Una coltura peraltro radicata nell’intera regione che complessivamente ha oltre 340 mila ettari coltivati a grano duro.
Inoltre la Puglia è una delle regioni italiane ai primi posti nel biologico: punta sempre più su un’agricoltura biologica e integrata. È una regione che investe sul suo territorio anche per non perdere la bellezza e la genuinità delle proprie colture. Ma al tempo stesso non si ferma, perché l’innovazione è la chiave per migliorare gli attuali strumenti del settore, in maniera produttiva e sostenibile.
Bio si coniuga con innovazione
L’agricoltura è un settore strategico per la sostenibilità ambientale, oltre che sociale ed economica. E proprio per questo deve guardare con attenzione a tematiche come riduzione delle emissioni di gas serra, efficienza energetica, utilizzo di nuove tecnologie.
Il mercato del biologico, che ha visto una crescita notevole negli ultimi anni, è ormai sotto i riflettori di università e amministrazioni che sempre più si impegnano a trovare soluzioni e a supportare ricerca e sviluppo. La tutela della fertilità del suolo, la riduzione dell’impatto ambientale, la qualità dei prodotti sono le sfide da affrontare, se si vuole parlare di futuro.
In particolare in Italia, dove le superfici coltivate a bio sono quasi al 16% rispetto all’8,5% dell’Europa, i consumatori sono attenti a concetti come qualità e sostenibilità e le aziende agricole s’impegnano sempre più per andare di pari passo con il cambiamento in atto.