Il CNR ha deliberato la nascita dell’Istituto di bioeconomia (CNR-Ibe) la cui sede principale sarà a Firenze grazie ad un accordo di programma triennale con la Regione Toscana, con la quale sono stati avviati anche altri programmi di ricerca e innovazione. Il nuovo Istituto – voluto dal CDA dell’Ente che ne ha deliberaato l’istituzione il 16 maggio – prende forma dalla fusione dell’Istituto di biometeorologia (Cnr-Ibimet) e dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Cnr-Ivalsa) e rientra nel processo in corso di riordino della rete scientifica dell’Ente nazionale di ricerca scientifica.
La bioeconomia: un settore strategico per il futuro
La nuova struttura scientifica alla valorizzazione di un settore strategico per il futuro, in cui si registra un crescente livello di investimenti nazionali ed europei. Le competenze e le linee di ricerca dell’Istituto di bioeconomia abbracciano varie attività nello sviluppo di soluzioni per valorizzare la biodiversità e per rafforzare processi di resilienza, sostenibilità, efficienza e capacità di mitigazione e adattamento ai cambiamenti globali nelle filiere della produzione primaria (agricoltura, foreste, pesca) e della foresta-legno, ma anche dell’industria chimica, delle biotecnologie, dell’energia, manifatturiero ed edile, utilizzando bio-risorse rinnovabili per produrre cibo, materiali ed energia.
Un nuovo settore in crescita per investimenti (10 miliardi di euro per il prossimo Programma Quadro UE2021-2027), che in Europa garantisce circa 2.300 miliardi di euro annui e oltre 18 milioni di posti di lavoro (circa il 10% dell’occupazione e del fatturato) e in Italia quasi due milioni di posti e circa 330 miliardi di fatturato. Nel settore della bioeconomia l’Italia è la terza nazione in Europa e la seconda come presenza nei progetti di ricerca.
Il Presidente del CNR Massimo Inguscio: “Un pool di 200 ricercatori impegnati sui temi della produttività agroalimentare, salvaguardia della biodiversità e sostenibilità ambientale”
Il nuovo Istituto di Bioeconomia del CNR rivestirà – secondo i vertice dell’organismo nazionale di ricerca – un’importanza strategica nazionale e internazionale, grazie a una massa critica di quasi 200 scienziati e ricercatori impegnati a sviluppare i temi complessi della materia con competenze multidisciplinari all’avanguardia. Per il presidente del CNR Massimo Inguscio una sfida fondamentale pe ril futuro:
L’Istituto di bioeconomia del Cnr riveste un ruolo strategico, creando sinergie scientifiche e gestionali grazie a una massa critica di 195 persone con eccellenti competenze multidisciplinari all’avanguardia su: produttività degli agro-ecosistemi, salvaguardia della biodiversità vegetale, utilizzo sostenibile del legno, gestione e raccolta delle biomasse, agricoltura di precisione, modellistica meteorologica e climatologica, servizi climatici, analisi della sostenibilità ambientale e dei processi produttivi, valorizzazione dei servizi ecosistemici. Il Cnr-Ibe sarà anche impegnato nelle attività di formazione, comunicazione, divulgazione, engagement, didattica e sensibilizzazione sociale e nelle scuole sulle relazioni fondamentali tra ambiente, tecnologie, sicurezza alimentare, rischi e società in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e impegni presi da 200 nazioni negli storici Accordi di Parigi nel 2015.
La Bioeconomy Strategy della Commissione Europea è alla base del prossimo Programma Quadro 2021-2027 (Horizon Europe-FP9), con investimenti per 10 miliardi di euro, rispetto ai 3,85 miliardi del 2014-2020.
Anche per cogliere al meglio l’opportunità dei finanziamenti europei l’Italia sul prossimo Programma nazionale della ricerca 2020-2025 prevede un’area strategica “Bioeconomy, food and blue growth”, come ha ricordato il presidente Inguscio. Dalla strategia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si attende che il settore aumenti fatturato e occupazione entro il 2030 del 20%, in particolare nella produzione industriale alimentari.
In Europa la Bioeconomia garantisce circa 2.300 miliardi di euro annui e più di 18 milioni di posti di lavoro (circa il 10% dell’occupazione e del fatturato), quella italiana conta quasi due milioni di posti e circa 330 miliardi di fatturato annuo, dei quali 52 relativi alla produzione agricola, con 800 mila occupati, e 140 alla produzione industriale alimentare, con quasi 400 mila occupati. L’Italia è la terza nazione del settore in Europa, dopo Germania e Francia, e la seconda come presenza nei progetti europei su Bioeconomy-Food e Blue Growth (Horizon2020 e Public Private Partnership BBI JU).
La Bioeconomia ha infatti una forte valenza ambientale, sociale e culturale, genera materia prima alternativa e aggiuntiva agli idrocarburi estratti da fossili, si fonda su processi naturali come la fotosintesi, limita l’emissione di gas clima alteranti, produce materiali biodegradabili, riduce e mitiga la perdita di biodiversità e il consumo del suolo, consente lo smaltimento intelligente di sottoprodotti e rifiuti. La filiera della bioeconomia contribuisce a rispondere con comportamenti e azioni concrete a una sempre maggiore domanda sociale, locale e globale – specialmente nelle nuove generazioni – di sostenibilità e protezione della Terra, di produzione equa e sostenibile di cibo, di richiesta di sviluppo, di nuova crescita e occupazione, in particolare nelle aree rurali, costiere, marginali e in abbandono.
Bioeconomy Knowledge Center (BKC) è un’iniziativa della Commissione europea per una migliore gestione della conoscenza per l’elaborazione delle politiche relative alla bioeconomia
Il commento di Antonio Ferrentino, Presidente di Città del Bio: “Una decisione molto importante sulla strada della risposta alla sfida globale della sostenibilità delo sviluppo”
Il CDA del CNR ha deliberato la nascita dell’Istituto di bioeconomia con sede principale a Firenze. Sembrerebbe un titolo di coda invece è una decisione di enorme importanza. La bioeconomia può essere definita come un’economia basata sull’utilizzazione sostenibile di risorse naturali rinnovabili e sulla loro trasformazione in beni e servizi finali o intermedi.
La bioeconomia comprende non solo settori tradizionali come l’agricoltura,la pesca, l’acquacoltura e la selvicoltura,ma anche settori economici innovativi quali le biotecnologie e le bioenergie. In Europa totalizza un giro d’affari pari a 2000 miliardi di euro con 21,5 milioni di occupati. L’obiettivo comune è il riorientamento del modello di sviluppo europeo, promuovendo la bioeconomiala come strumento per favorire crescita e l’occupazione. La bioeconomia con il suo enorme potenziale innovativo può fornire risposte a gran parte delle sfide globali che il pianeta deve affrontare nei prossimi anni. Città del Bio considera questa decisione del CNRdi enorme importanza e si impegna a divulgarla.